Profilo Critico

Il suo anelito è librarsi nell’infinito, oltre l’orizzonte dal visibile all’invisibile, dalla materia determinata nella sua forma oggettuale all’impalpabile indefinito di cui evidenzia la fluttuante evanescenza facendone distinguere, per intuizione, la dimensionalità. Di questa funzionale figurazione, presente nei sogni d’ogni creatura, colta e resa nella sua tridimensionalità ed elaborata per una sintesi surreale, ne collega i simboli, dai reconditi ed insiti significati, e le desiderate aspirazioni, spesso celate e fortemente attese, di cui fa avvertire, nelle diverse situazioni raffigurate, la pregnante presenza.

Vito Cracas

Nella produzione della Mancino vive il senso leopardiano dell’oltre il limitare della siepe: spazi senza orizzonti che attraggono lo spirito della pittrice al contatto quasi fisico con l’eterno. La spinta a salire, a nostro giudizio, costituisce la componente ispirativa radicale delle sue opere. In essa s’innesta un’elaborazione che mette in moto la fantasia, spinta di grado in grado verso più alte sfere creative.

Vincenzo Rossi

La Mancino ausculta e asseconda i sussurri e i sussulti di un animo in continua tensione creativa e critica, che nell’arte trova la felicità e il dolore del vivere, che avvolge il destino di tutti. Le mani della mente seguono il percorso del cuore, della cuoriosità, della sperimentazione mai fine a se stessa ma sempre ricondotta alle ragioni di una ricerca, che nella natura, nell’architettura dell’anima rinviene la ragione prima del suo essere.

Francesco d’Episcopo

Finestre e porte come diaframmi, come veli che si aprono su spazi e mondi che infrangendone la membrana verginale raccontano, come annali achasici, gli aspetti vissuti, le storie trasognate, le emozioni di un incontro, la dolcezza del silenzio, la forza della solitudine.

Giuseppe Bosich